In questi mesi si è sviluppata una grande mobilitazione negli Atenei italiani della comunità universitaria di ricercatori e ricercatrici a tempo determinato, assegnisti, borsisti e dottorandi, lavoratori e lavoratrici precari, personale tecnico amministrativo, lettore/CEL, docenti, studentesse e studenti, parallelamente e dentro gli Stati di agitazione dell’Università
- per chiedere la stabilizzazione dei colleghi precari e per dire no alla Riforma
Bernini che moltiplica le figure precarie nei nostri Atenei; - per un effettivo Diritto allo Studio a fianco delle studentesse e studenti in lotta;
- contro la militarizzazione dell’Università e della Ricerca e contro il repressivo Decreto Sicurezza (DDL 1660) che criminalizza il dissenso e prevede l’obbligo di collaborare con i servizi segreti negli Atenei e Enti di Ricerca;
- per risorse sufficienti per rinnovare il Contratto nazionale 2022/24 delle lavoratrici e dei lavoratori, permettendo almeno il recupero dell’inflazione;
- contro i pesantissimi tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario degli Atenei e per la difesa intransigente del sistema universitario pubblico;
- contro l’economia di guerra e i forti aumenti delle spese militari;
- per una politica di pace che potenzia la diplomazia e il dialogo, contro il commercio delle armi a partire dal loro invio nei paesi in guerra e per una Università che si esprime contro il genocidio in corso in Palestina;
- per la difesa dell’ambiente e un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile.
Un’altra Università e un’altra Italia non sono solo possibili. Sono drammaticamente necessarie!